Non pago del primo disastro, ha deciso di superarsi: più dazi, più caos, più danni. Missione compiuta!
Se pensavate che il primo mandato di Trump fosse stato un esperimento malriuscito di protezionismo economico, ecco a voi il sequel che nessuno aveva chiesto: Trump II – La vendetta dei dazi. La guerra commerciale non era abbastanza devastante la prima volta? Perfetto, questa volta si fa sul serio, con tariffe più alte, più diffuse e con conseguenze ancora più gravi.

Dazi ovunque: la strategia del muro economico
Nel suo primo mandato, Trump aveva dichiarato guerra alla globalizzazione con dazi su acciaio e alluminio. Questa volta ha deciso di fare all-in, con tariffe del 25% su tutte le importazioni dal Messico e dal Canada, e un ulteriore 10% sulla Cina, giusto per non farsi mancare nulla. Tutto ovviamente in nome della tutela dell’industria americana, peccato che i settori produttivi USA dipendano pesantemente dalle forniture importate. Ma chi ha bisogno di coerenza quando si ha un megafono e un cappellino rosso con lo slogan giusto?
E come prevedibile, gli altri non sono rimasti a guardare. L’Unione Europea ha risposto con ritorsioni da 26 miliardi di euro, colpendo icone americane come il bourbon, i jeans Levi’s e le Harley-Davidson. Il Canada, da parte sua, ha messo in campo tariffe su 20,7 miliardi di dollari di prodotti americani, toccando settori chiave come la tecnologia e l’automotive. La guerra commerciale è ufficialmente riesplosa e, questa volta, potrebbe lasciare danni permanenti.
La Storia dei Dazi negli Stati Uniti: Un Déjà Vu?
Stesso copione, nuovo protagonista: I dazi non li ha inventati Trump, anche se lui si comporta come se fosse il primo a pensarci. Già nel 1930, il Tariff Act di Smoot-Hawley imponeva tariffe esorbitanti su oltre 20.000 prodotti importati. Risultato? La Grande Depressione peggiorò e il commercio mondiale si paralizzò. Ma la storia, si sa, è per chi la legge.
Reagan e Nixon: protezionisti più discreti: Anche loro hanno giocato con restrizioni commerciali, ma con un minimo di strategia. Reagan negoziò accordi con il Giappone per evitare una guerra tariffaria, mentre Nixon impose dazi temporanei per contenere il deficit.
Trump ha imparato qualcosa? Non proprio. Lui ha reso il protezionismo un’arma di propaganda elettorale, senza preoccuparsi delle conseguenze. La differenza? Prima si usavano i dazi con moderazione, ora sono un’arma di distruzione economica di massa.
🔗 Smoot-Hawley Tariff Act: Come i dazi peggiorarono la Grande Depressione(Investopedia)
🔗 Gli effetti dei dazi di Nixon e Reagan sulla politica commerciale USA(Brookings Institute)
Settori sacrificabili: un danno bipartisan
La lista delle vittime di questa nuova ondata di dazi è lunga e trasversale. Vediamo i più colpiti:
- Automotive → Prezzi delle auto alle stelle a causa dell’aumento dei costi delle materie prime.
- Abbigliamento → I jeans economici? Dimenticateli. I tessuti importati sono soggetti a tariffe elevate, e il rincaro è assicurato.
- Alimentare → Trump minaccia dazi fino al 200% su vino e alcolici europei. Per lui, gli americani dovrebbero bere solo americano, peccato che nel frattempo l’Europa abbia imposto dazi sul bourbon. Karma, qualcuno?
- Tecnologia → Il Canada colpisce le importazioni di hardware USA, complicando la vita ai giganti del tech.
Effetto boomerang: l’economia USA rischia il tracollo
A differenza della narrativa trumpiana, l’economia americana non sta esattamente fiorendo sotto questa nuova crociata commerciale. Le aziende statunitensi stanno pagando tariffe più alte per le materie prime, con costi di produzione alle stelle e minore competitività globale. Il risultato? Prezzi più alti per i consumatori, calo delle vendite, e una recessione che incombe all’orizzonte.
Le banche d’affari e gli analisti economici hanno già lanciato l’allarme: il rischio di recessione è in aumento, alimentato dall’incertezza dei mercati e dalla crescente diffidenza degli investitori. Insomma, la “strategia vincente” di Trump rischia di affondare proprio quel paese che dichiara di voler proteggere.
La Logica Economica (o l’Illusione di Essa): Protezionismo come Strumento di Pressione
Teoria: i dazi servono a negoziare. Prendi un paese, imponigli tariffe altissime, aspetti che ceda e accetti un nuovo accordo commerciale più vantaggioso. Sulla carta sembra quasi sensato.
Pratica: un disastro totale. La Cina non ha ceduto, l’UE ha risposto con ritorsioni, il Messico ha imposto dazi di risposta. Nessuno ha abbassato la testa, tutti hanno alzato i prezzi.
Il grande paradosso: I dazi dovrebbero proteggere le aziende USA, ma in realtà fanno aumentare i loro costi di produzione. Risultato? Prezzi più alti per i consumatori americani, esportazioni in calo, aziende in crisi. Bel capolavoro di strategia economica.
Chi Sta Davvero Guadagnando da Questa Guerra Commerciale?
Indovina chi sta sorridendo? Mentre gli USA si isolano, altri paesi si organizzano meglio. La Cina sta diversificando le sue esportazioni, rafforzando i legami con il Sud-Est asiatico e investendo in Africa. L’Unione Europea accelera accordi commerciali con il Mercosur e l’India.
Il mondo si adatta, l’America si chiude: Pensare che tutti stiano aspettando di rinegoziare con Trump è pura fantasia. La verità? Le aziende globali stanno trovando nuove rotte commerciali, aggirando gli USA.
E gli Stati Uniti? Il danno è auto-inflitto: le imprese americane pagano tariffe più alte per le importazioni, aumentano i prezzi al consumo e le esportazioni crollano. Il risultato? Gli altri guadagnano, l’America si impoverisce.
Demagogia e Populismo Economico: “America First” a Uso Elettorale
Lo slogan perfetto per i comizi: “Proteggiamo i lavoratori americani con i dazi!” Peccato che il protezionismo alla Trump non salvi posti di lavoro, ma ne distrugga di più. Però funziona a livello politico: è semplice, diretto e crea un nemico esterno da incolpare (Cina, Messico, UE, scegli tu).
Nemico esterno = consenso interno: Se le cose vanno male, basta dire che è colpa degli stranieri che “rubano i nostri posti di lavoro”. La logica? Zero. Il risultato? Milioni di americani convinti che i dazi siano la soluzione a tutto, anche al loro matrimonio infelice.
Effetti reali? Una catastrofe: I dazi di Trump hanno fatto aumentare i costi di produzione, causando licenziamenti invece che nuove assunzioni. Ma chi se ne frega: nei comizi basta dire “America First!” e scatta l’applauso.
Conclusione: pronti al prossimo disastro
Se il primo mandato ci aveva insegnato che la guerra commerciale è un gioco a somma negativa, la seconda presidenza sta dimostrando che Trump è pronto a raddoppiare la posta. Le alleanze economiche vengono distrutte, i prezzi aumentano e la stabilità globale viene messa a rischio per una politica commerciale che sembra più un capriccio personale che una strategia razionale.
Cosa ne pensi? Credete che i dazi siano la chiave per rilanciare l’America o l’ennesimo boomerang che le si ritorcerà contro? Scrivilo nei commenti e condividi l’articolo per far partire il dibattito!
Ma voi che parlate male di Trump, quanti miliardi avete in banca esattamente? LUI sì che sa come funziona l’economia, altro che i vostri piagnistei da pseudo-intellettuali da tastiera. Se fosse così scemo, non sarebbe RICCO. Ma andate a lavorare invece di scrivere articoletti da bar!