Geometria del Sé in Movimento. Globo di energia luminoso sospeso in un campo multidimensionale attraversato da vettori turbolenti, rappresentazione iperrealista del movimento della coscienza.


Introduzione alla geometria del sé – Tutto è iniziato con un’intuizione.

Non so spiegare con esattezza da dove sia arrivata.
Non è nata da un libro, né da un calcolo.
La geometria del sé è affiorata come affiorano certe verità che non hai mai studiato, ma che sembrano da sempre dentro di te, in attesa che tu le riconosca.

Mi è venuta l’urgenza — quasi una fame — di dare forma a qualcosa che sentivo ma non sapevo ancora nominare.
Una visione: la realtà non come qualcosa che ci accade, ma come una struttura dinamica in cui ci muoviamo — noi, la nostra coscienza, le emozioni, i pensieri, le scelte — come un punto che attraversa un campo.

Un punto in continuo movimento, dentro un ambiente che non è solo fatto di spazio e tempo, ma anche di:

  • emozioni che ci attraggono o ci respingono,
  • pensieri che ci spingono o ci limitano,
  • relazioni che ci tengono o ci liberano,
  • e significati che costruiamo o subiamo.

Mi sono chiesto:

Da lì è nato tutto.

Perché una “geometria” del sé?

Perché non siamo esseri fissi, ma forme in trasformazione.
Perché ci muoviamo — a volte lentamente, a volte con scarti improvvisi — attraverso paesaggi interiori e relazioni con l’esterno che non sono mai uguali a se stesse.
E perché anche se non ne abbiamo coscienza, qualcosa in noi si orienta, si sposta, si regola, continuamente.

Chiamarla geometria significa riconoscere che ci sono forze che agiscono su di noi: alcune ci attraggono, altre ci respingono, altre ancora ci spezzano e ci rimettono insieme.
E che non siamo semplici spettatori di queste forze, ma parte viva del loro equilibrio dinamico.

Dove vuole portare questo manifesto?

Questo non è un trattato accademico, né un’esposizione spirituale.
È una proposta: costruire una mappa della coscienza che sia:

  • abbastanza solida da contenere l’intrico delle nostre variabili interiori,
  • abbastanza flessibile da accogliere l’imprevedibile,
  • abbastanza viva da non ridurci a teorie.

Un ponte tra il linguaggio della scienza, il corpo vivo dell’esperienza e quel bisogno sottile di senso che ci accompagna ogni volta che ci fermiamo a chiederci “che cazzo ci faccio qui?”.


Il Modello: Mappa dinamica della coscienza in un campo multidimensionale

🔹 1. Il punto mobile: la coscienza come traiettoria

Nel nostro modello, la coscienza non è un oggetto statico, ma un punto che si muove nel tempo all’interno di un campo complesso.
Ogni istante della nostra esistenza corrisponde a una posizione in questo campo, e ogni scelta, emozione o relazione sposta il punto.

La traiettoria di questo punto (R(t)) rappresenta la nostra esperienza vissuta: non come sequenza lineare di eventi, ma come movimento in uno spazio fatto di dimensioni interiori ed esterne.

🔹 2. Le coordinate del campo: le variabili che ci definiscono

Il campo in cui ci muoviamo è composto da dieci variabili principali, interconnesse e dinamiche.
Possiamo pensarle come assi multidimensionali che influenzano la nostra traiettoria in ogni momento.

Le 10 variabili fondamentali:

SiglaVariabileDescrizione sintetica
SSpazioDove siamo nel mondo fisico (ambiente, corpo, luogo)
TTempoQuando siamo (momento presente, percezione temporale)
EEmozioniStato emotivo dominante (amore, paura, rabbia, ecc.)
ΨPsicheStruttura cognitiva: credenze, pensieri attivi
RlRelazioniLegami, ruoli, influenze intersoggettive
εEnergia personaleVitalità, motivazione, capacità di agire
ΣSignificatoSenso attribuito agli eventi e ai simboli
NNarrativaLa storia che raccontiamo di noi stessi
VValoriSistema etico e gerarchia interiore
CCoscienzaLivello di presenza, attenzione, consapevolezza

Queste variabili non agiscono in isolamento, ma si influenzano reciprocamente, in modo simile a un sistema a più corpi.
Per esempio: uno squilibrio emotivo (E) può ridurre la nostra energia (ε), alterare la narrativa (N) e modificare la qualità della consapevolezza (C).

👉 Esempio su E (Emozioni):

Oggi ti svegli con una sensazione di fastidio sottile. Non è rabbia piena, ma irritazione.
Questo piccolo vettore emotivo ti spinge — quasi impercettibilmente — ad assumere un tono più secco in una conversazione.
E da lì, la giornata comincia a prendere una traiettoria diversa.

🔹 3. Il movimento: come e perché ci spostiamo

Il punto R(t) non si muove a caso. Il suo spostamento nel tempo è determinato da:

dR/dt = ∇Φ(X(t)) + Ω(t) + δ(t)

Le componenti del movimento:

  • ∇Φ(X(t)) = Il gradiente del campo interno, ovvero la somma delle forze attrattive e repulsive generate dalle variabili.
  • Ω(t) = Il rumore esterno, ovvero l’imprevedibilità statistica: eventi casuali, fattori ambientali non controllabili, caos naturale.
  • δ(t) = Evento di salto (Δ): rotture improvvise, traumi, intuizioni fulminee, esperienze trasformative. Non previste, ma potenti.

Nota: la coscienza C può modulare l’intensità delle altre forze. Più è alta, più R(t) si muove in modo intenzionale. Più è bassa, più subisce il campo.

Le variabili che ci definiscono

👉 Esempio su E (Emozioni):

Oggi ti svegli con una sensazione di fastidio sottile. Non è rabbia piena, ma irritazione.
Questo piccolo vettore emotivo ti spinge — quasi impercettibilmente — ad assumere un tono più secco in una conversazione.
E da lì, la giornata comincia a prendere una traiettoria diversa.

Il gradiente del campo interno ∇Φ(X(t))

👉 Esempio pratico:

Dopo aver discusso con un collega, ti ritrovi con un mix di variabili attive:
bassa energia (ε), narrativa distorta (N: “non mi capisce nessuno”), senso alterato del significato (Σ).
Tutto questo crea una spinta interna che ti porta a evitare una riunione importante.
Il campo ti sta deviando, e nemmeno te ne accorgi.

Il rumore esterno Ω(t)

👉 Esempio pratico:

Stavi per fare una scelta importante — scrivere un messaggio difficile, prendere un treno, dire di sì a un invito.
Ma all’ultimo momento, un imprevisto banale (una telefonata, un blackout, una febbre improvvisa) ti blocca.
Non c’era significato, né attrazione o repulsione. Solo rumore.
L’universo ha soffiato — e tu hai dovuto cambiare rotta.

L’evento di salto Δ(t)

👉 Esempio pratico:

Una frase. Detta da qualcuno per caso, o da te stesso in un momento di lucidità.
E cambia tutto.
Non è graduale, non è coerente con il giorno prima.
È come se la traiettoria R(t) avesse saltato su un altro binario.
La tua identità non è più la stessa. Non sai spiegare perché, ma è successo.

La consapevolezza C come forza modulante

👉 Esempio pratico:

Ti accorgi che sei in reazione. Lo senti nel corpo, nel tono di voce, nel pensiero che si irrigidisce.
Ma invece di seguire l’impulso, ti fermi.
Respiri. Osservi. Non agisci subito.
In quell’istante, la tua coscienza C ha modulato l’effetto dei vettori interni.
Hai spostato la traiettoria — non per forza, ma per presenza.

🔹 4. L’interdipendenza: non siamo isole

Il modello non descrive individui isolati, ma sistemi interagenti.
Ogni persona è un punto in movimento che influenza e viene influenzato dagli altri.

Le relazioni (Rl) non sono solo variabili passive: sono ponti attivi tra sistemi coscienziali.
Ogni decisione, gesto, emozione di un altro può modificare il nostro gradiente Φ. E viceversa.

La realtà condivisa è quindi una danza di traiettorie intrecciate.

💡 Esempio pratico – L’effetto specchio inaspettato

Entri in una stanza. Ti senti neutro, magari un po’ stanco.
Poi incroci lo sguardo di qualcuno che è carico di tensione. Non dice nulla, ma ti attraversa.
Dopo pochi minuti sei irritato anche tu.
Non sai perché, ma hai iniziato a reagire in modo difensivo.
Quello sguardo ha attivato un vettore dentro il tuo campo: ha modificato la tua energia (ε), il tono emotivo (E), e magari anche la tua narrativa (N: “perché ce l’ha con me?”).
La tua traiettoria si è inclinata — per un micro-attrito relazionale, non per qualcosa che è nato da te.

🔹 5. Il ruolo dell’imprevedibile

Il modello include due tipi di discontinuità:

Ω(t) = l’imprevisto probabilistico → una variabile casuale (statistica) che agisce sul nostro campo, spesso neutra ma destabilizzante.
Esempio: un guasto, un incontro casuale, una notizia inaspettata.

💡 Esempio pratico – Il treno che non hai preso

Avevi deciso. Oggi glielo avresti detto.
Avevi preparato le parole, scelto il momento. Stavi per salire su quel treno.
Ma mentre sei sul binario, ti arriva un messaggio che ti distrae.
Guardi il telefono, ti sposti, e non senti l’annuncio. Il treno parte. Tu resti.
Non era un segnale, né un’intuizione. Era solo rumore, un piccolo Ω(t).
Ma da quel momento, la traiettoria cambia: la conversazione non avviene, la relazione prende un’altra direzione, e tu cominci a riscrivere tutto.
Un impulso aleatorio, esterno, ha riscritto un pezzo di campo.

Δ(t) = l’evento di salto → una rottura qualitativa della traiettoria, una trasformazione che non può essere spiegata solo dai vettori precedenti.
Esempio: morte di una persona cara, esperienza mistica, sogno rivelatore, crollo improvviso di una certezza.

💡 Esempio pratico – Il lampo che ti spacca in due

Non era un momento speciale. Non c’era silenzio, né meditazione, né dramma.
Solo una pausa. Forse stavi lavando i piatti, camminando per strada, guardando fuori dalla finestra.
E all’improvviso ti arriva una verità nuda.
Una frase che non avevi mai pensato: “Non mi serve più soffrire così.”
Nessuno te l’ha detta. Non l’hai letta da nessuna parte.
Ma quella frase ti si pianta dentro come una lama dolce.
Non cambia il tuo umore: cambia la tua struttura.
Da quel momento, il tuo modo di leggere il passato, il presente e il futuro è un altro.
Questo è un salto Δ(t). Non lo cerchi, non lo controlli. Ti succede. E ti divide in prima e dopo.

🔹 6. La consapevolezza come forza modulante

La variabile C, la consapevolezza, è l’elemento più sottile ma più potente.
Non determina direttamente il movimento, ma modula la sensibilità e la direzione del punto R(t) rispetto al campo.

Più C è alta, più possiamo:

  • osservare il campo senza esserne travolti,
  • scegliere in che direzione muoverci,
  • trasformare gli attrattori in risorse e i repulsori in segnali.

È la nostra leva interiore per trasformare il movimento da reattivo a intenzionale.

💡 Esempio pratico – Il respiro che interrompe il copione

Un messaggio ti ferisce.
È passivo-aggressivo, ambiguo, e sai già che potresti rispondere con sarcasmo o silenzio punitivo. Lo hai fatto mille volte.
Il campo si tende. I vettori partono. Emozione (E), narrativa (N), energia reattiva (ε), pensiero (Ψ).
Ma prima di rispondere, senti il corpo.
Ti accorgi del respiro trattenuto. Lo lasci andare.
Non è un gesto eroico. È un istante di presenza.
E in quell’istante, non rispondi subito.
Resti.
Il campo interno cambia. La spinta emotiva perde slancio.
E quando rispondi, lo fai da un altro punto.
Hai modulato il campo.
Non hai vinto. Non hai perso. Ti sei orientato.

In sintesi

La Geometria del Sé in Movimento non pretende di spiegare tutto, ma di offrire una cornice chiara per osservare:

  • come ci muoviamo nella vita,
  • quali forze ci governano o ci attraversano,
  • e come possiamo, con presenza, orientarci meglio.

La visione: coscienza, movimento, libertà

“Non siamo fermi. Non siamo interi. Siamo percorsi.”

La coscienza non è una cosa da possedere, ma un atto in corso.
Non è una luce che illumina, ma un movimento che si fa luce mentre accade.
Non c’è un centro fisso da cui osservare il mondo, ma un punto che si muove tra realtà interne ed esterne, in un campo che pulsa, si tende, si contrae.

Ciò che chiamiamo “io” è una traiettoria in atto, un punto in migrazione continua, attratto e respinto da forze che raramente comprendiamo appieno, ma che possiamo imparare a sentire.

“Ogni attimo è un bivio. Ogni scelta è un orientamento.”

Non siamo liberi come ci illudiamo, ma non siamo nemmeno prigionieri.
Siamo condizionati da correnti visibili e invisibili: emozioni, memorie, paure, storie, energie.
Ma dentro quel campo complesso esiste una possibilità sottile di scelta.
Una scelta che non è fare, ma orientare.
Una libertà che non è illimitata, ma consapevole.

La vera libertà non è creare un’altra realtà, ma saper riconoscere in quale realtà stiamo entrando, e perché.

“Il campo ci parla, ma serve silenzio per ascoltarlo.”

Ogni forza che ci muove porta un messaggio.
Ciò che ci attira non sempre ci nutre, e ciò che ci respinge non sempre ci danneggia.
Il campo è pieno di inganni, di illusioni, di attrattori falsi.

Per questo il primo passo non è agire, ma osservare.
Diventare testimoni del proprio movimento.
Sentire quando ci stiamo spostando, verso dove, con quale energia, e con quale grado di presenza.

Solo nel silenzio interiore possiamo iniziare a decifrare le direzioni.

“A volte non ci muoviamo. Accade il salto.”

Ci sono momenti in cui il campo non evolve per spinta, ma per rottura.
Là dove la continuità si spezza, entra la discontinuità.
Un evento che ci devasta, un dolore improvviso, un lampo di intuizione, una parola che apre un abisso.

Quelli non sono spostamenti, sono trasfigurazioni.
Non li possiamo comandare, ma possiamo accoglierli.
E lasciarci mutare.

“Diventare il campo. Non solo navigarlo.”

A un certo punto, si può fare un salto ulteriore:
non vivere solo come punto che si muove nel campo,
ma come campo che contiene il punto, e lo osserva.

Non essere più solo chi sceglie, chi soffre, chi cerca.
Ma anche chi vede tutto questo accadere.
Chi si allinea. Chi lascia che la realtà si riveli, e poi risponde.

Questo è il movimento più profondo della coscienza:

Epilogo – “La realtà non è un luogo, ma un orientamento.”

Il nostro movimento non è mai neutro. Ogni passo, anche minimo, ci allinea con una versione diversa del mondo, di noi stessi, degli altri.

Questa mappa — la Geometria del Sé in Movimento — non è un sistema da imparare,
ma una lente con cui osservare il mistero che siamo.

Non promette soluzioni, ma spazio per orientarsi.
Non pretende verità, ma dignità per ogni domanda.

Se anche tu hai sentito, almeno una volta, che ti stavi muovendo dentro qualcosa che non capivi ma ti chiamava…
…forse stavi già camminando dentro questa geometria.

Benvenuto nel campo.

🧭 Orientarsi nel campo: domande e pratiche quotidiane

La Mappa Radiale non è solo uno strumento di osservazione, ma un invito a riconoscere il punto da cui ti muovi ogni giorno. Qui trovi alcune domande guida e pratiche per radicare la consapevolezza nella tua esperienza quotidiana.

  • Da quale emozione sto muovendo oggi?
  • Cosa sta orientando le mie scelte: paura, desiderio, abitudine?
  • Sto vivendo il mio tempo o lo sto rincorrendo?
  • In quale punto del mio campo sento attrito o espansione?
  • Quale storia mi sto raccontando oggi — e cosa lascio fuori da quella narrazione?

💡 Esercizio pratico: compila la Mappa Radiale del Giorno per visualizzare il tuo stato interiore nel presente e tracciare il tuo profilo personale.

La mappa non dà risposte. Mostra direzioni. Tu decidi se seguirle o osservarle.

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